Libia, Haftar e Sarraj a Mosca per firmare la tregua

Il capo del governo libico di unità nazionale, Fayez al-Sarraj, e il suo rivale, il maresciallo Khalifa Haftar, uomo forte..

Il capo del governo libico di unità nazionale, Fayez al-Sarraj, e il suo rivale, il maresciallo Khalifa Haftar, uomo forte dell’est della Libia, sono attesi oggi a Mosca per firmare una tregua, sui termini del cessate il fuoco tra le loro truppe, entrato in vigore il 12 gennaio 2020. Dopo oltre nove mesi di micidiali combattimenti alle porte della capitale libica Tripoli, la firma di questo accordo (è l’obiettivo di Russia e Turchia) deve diventare un ulteriore passo per abbassare i toni del conflitto, scongiurandone un’ulteriore internazionalizzazione.

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NON È DETTO CHE HAFTAR E SARRAJ SI INCONTRINO DIRETTAMENTE

Ma non è detto che Haftar e Sarraj si incontreranno direttamente. Secondo quanto dichiarato dal capo del gruppo di contatto russo in Libia, Lev Dengov, i leader libici «avranno incontri separati con i funzionari russi e gli emissari della delegazione turca che sta collaborando con la Russia su questo tema. I rappresentanti degli Emirati Arabi Uniti e dell’Egitto saranno probabilmente presenti come osservatori ai colloqui».

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GLI ACCOMPAGNATORI DI HAFTAR E SARRAJ

I due leader libici non arriveranno in Russia da soli. Haftar, che ad aprile 2019 ha tentato senza successo di impadronirsi di Tripoli, sarà accompagnato dal suo alleato Aguila Salah, presidente del parlamento libico con base in Oriente. Assieme a Sarraj ci sarà invece Khaled al-Mechri, presidente del Consiglio di Stato. A Mosca sono attesi anche i ministri degli Esteri e della Difesa turchi, Mevlut Cavusoglu e Hulusi Akar.

MACRON A PUTIN: «CESSATE IL FUOCO SIA CREDIBILE, DUREVOLE E VERIFICABILE»

Dalla Francia arriva il primo commento sull’incontro tra Haftar e Sarraj a Mosca. Durante una chiamata con Vladimir Putin, il presidente Emmanuel Macron ha detto di volere che il cessate il fuoco in Libia sia «credibile, durevole e verificabile».

LA SITUAZIONE IN LIBIA

Il cessate il fuoco in Libia, richiesto da Russia e Turchia, è entrato in vigore alla mezzanotte del 12 gennaio 2020, con il plauso di Unione europea, Stati Uniti, Nazioni Unite e Lega Araba. La Libia, ricca di petrolio, è nel caos dall’autunno del 2011 quando fu rovesciato il regime di Muammar Gheddafi con una rivolta popolare, sostenuta da un intervento militare guidato da Francia, Regno Unito e Stati Uniti.

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In Francia ritirata la proposta sull’età pensionabile

Tolto «provvisoriamente» dal progetto di legge il punto più contestato dai sindacati, quello dei 64 anni per ottenere l'assegno previdenziale a tasso pieno. Dopo 38 giorni metropolitana di Parigi pronta a riaprire. Ma la città aveva fatto registrare ancora manifestazioni e scontri.

Alla fine le proteste di piazza in Francia hanno portato a un primo risultato: il governo ha annunciato il ritiro «provvisorio» dal progetto di legge per la riforma delle pensioni del punto che creava più problemi con i sindacati, cioè l’instaurazione di un’età di equilibrio a 64 anni per ottenere la pensione a tasso pieno.

MA RESTA DA RAGGIUNGERE UN PUNTO D’EQUILIBRIO

Il governo, si legge in una lettera del primo ministro francese Edouard Philippe inviata alle organizzazioni sindacali e imprenditoriali, è «disposto a ritirare» provvisoriamente quella parte, pur mantenendo il principio di un’età di equilibrio. «Per dimostrare la mia fiducia nei confronti dei partner sociali», ha scritto Philippe ai leader sindacali, «e non pregiudicare il risultato dei loro lavori sulle misure da adottare per raggiungere l’equilibrio 2027, sono disposto a ritirare dal progetto di legge la misura di breve termine che avevo proposto, consistente a convergere gradualmente a partire dal 2022 verso un’età di equilibrio di 64 anni nel 2027».

DOMENICA RIAPRE LA METROPOLITANA CHIUSA DAL 5 DICEMBRE

E così domenica 12 gennaio 2020, per la prima volta dopo 38 giorni, «tutte le linee della metropolitana di Parigi e le Rer A e B saranno aperte almeno parzialmente», ha annunciato la direzione dei trasporti metropolitani, Ratp.

ANCORA SCONTRI A PARIGI DURANTE LE MANIFESTAZIONI

Anche la giornata di sabato 11 era stata comunque caratterizzata da violenti scontri nella capitale francese alla manifestazione contro la controversa riforma, ancora prima dell’arrivo del corteo alla Bastiglia. Lacrimogeni, cassonetti in fiamme, lancio di oggetti contro la polizia, cariche: l’intero quartiere è stato teatro di incidenti.

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In Francia nuova giornata di proteste contro la riforma delle pensioni

Alta tensione a Parigi, dov'è prevista la presenza di 70 mila persone nel corteo. Si temono gilet gialli e black bloc. Code per 300 chilometri intorno alla capitale.

La Francia si appresta a vivere un’altra giornata all’insegna del caos. Martedì 17 dicembre è infatti in programma intanto una nuova manifestazione contro la riforma delle pensioni varata dal presidente Emmanuel Macron, la quarta se si conta anche quella praticamente passata inosservata di giovedì 12. Di fatto si tratta del terzo appuntamento, col quale il sindacato punta per mostrare i muscoli alla vigilia della possibile apertura di un tavolo cruciale. Con Laurent Berger, il leader della sigla riformista Cfdt apertamente contrario allo sciopero aoltranza durante le feste.

CODE DI 300 CHILOMETRI ATTORNO ALLA CAPITALE

Per ora sono 300 i chilometri coda nell’area che circonda Parigi. Come riporta l’emittente Bfm tv, l’accesso alla capitale è particolarmente complicato con ingorghi e rallentamenti sulla tangenziale e anche verso gli aeroporti. Nella manifestazione prevista nella capitale, dalle 13.30, sono attesi tra i 400 e 600 ‘disturbatori’. Le autorità temono la presenza di elementi radicali dei gilet gialli e di estrema sinistra, con la prefettura prevede la presenza di oltre 70 mila manifestanti.

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In Francia nuova giornata di proteste contro la riforma delle pensioni

Alta tensione a Parigi, dov'è prevista la presenza di 70 mila persone nel corteo. Si temono gilet gialli e black bloc. Code per 300 chilometri intorno alla capitale.

La Francia si appresta a vivere un’altra giornata all’insegna del caos. Martedì 17 dicembre è infatti in programma intanto una nuova manifestazione contro la riforma delle pensioni varata dal presidente Emmanuel Macron, la quarta se si conta anche quella praticamente passata inosservata di giovedì 12. Di fatto si tratta del terzo appuntamento, col quale il sindacato punta per mostrare i muscoli alla vigilia della possibile apertura di un tavolo cruciale. Con Laurent Berger, il leader della sigla riformista Cfdt apertamente contrario allo sciopero aoltranza durante le feste.

CODE DI 300 CHILOMETRI ATTORNO ALLA CAPITALE

Per ora sono 300 i chilometri coda nell’area che circonda Parigi. Come riporta l’emittente Bfm tv, l’accesso alla capitale è particolarmente complicato con ingorghi e rallentamenti sulla tangenziale e anche verso gli aeroporti. Nella manifestazione prevista nella capitale, dalle 13.30, sono attesi tra i 400 e 600 ‘disturbatori’. Le autorità temono la presenza di elementi radicali dei gilet gialli e di estrema sinistra, con la prefettura prevede la presenza di oltre 70 mila manifestanti.

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Erdogan contro Macron: «Perché non riesci a fermare i gilet gialli?»

Il presidente turco contro l'Occidente che «incoraggia la brutalità di Israele» e divide il mondo islamico. A partire dalla Francia che accusa Ankara di proteggere il terrorismo.

È un Erdogan a muso duro contro l’Occidente quello che il 9 dicembre si è scagliato contro il presidente francese Emmanuel Macron. «A Parigi sono comparsi i gilet gialli. Avanti, trova una soluzione, falli smettere, vediamo. Perché non riesci a fermarli?», ha detto il presidente turco in un nuovo attacco diretto al suo omologo francese, parlando a un vertice dell’Organizzazione della cooperazione islamica a Istanbul.

L’INVITO ALL’UNITÀ DEL MONDO ISLAMICO CONTRO L’OCCIDENTE

«La brutalità di Israele è incoraggiata dai Paesi occidentali e, lo dico con tristezza, da alcuni Paesi arabi», ha detto Erdogan. «Quando protestiamo contro l’oppressione a Gerusalemme e in Palestina, la maggior parte delle volte ci sentiamo soli», ha aggiunto il leader di Ankara. «L’imperialismo prosegue il suo cammino con un’ideologia che consiste nel dividere, smembrare e assorbire i Paesi», ha proseguito il leader turco, tornando a denunciare l’uso dell’espressione «terrorismo islamico» da parte dei Paesi occidentali anche nel recente vertice Nato di Londra. «I Paesi musulmani, chiusi in se stessi per varie ragioni, disperdono inutilmente i propri mezzi e le proprie energie. Purtroppo i musulmani, che rappresentano circa un quarto della popolazione mondiale, non riescono a conseguire uno sviluppo politico, economico, sociale e culturale proporzionale alle loro forze», ha aggiunto il presidente turco, invitando il mondo islamico all’unità.

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Erdogan contro Macron: «Perché non riesci a fermare i gilet gialli?»

Il presidente turco contro l'Occidente che «incoraggia la brutalità di Israele» e divide il mondo islamico. A partire dalla Francia che accusa Ankara di proteggere il terrorismo.

È un Erdogan a muso duro contro l’Occidente quello che il 9 dicembre si è scagliato contro il presidente francese Emmanuel Macron. «A Parigi sono comparsi i gilet gialli. Avanti, trova una soluzione, falli smettere, vediamo. Perché non riesci a fermarli?», ha detto il presidente turco in un nuovo attacco diretto al suo omologo francese, parlando a un vertice dell’Organizzazione della cooperazione islamica a Istanbul.

L’INVITO ALL’UNITÀ DEL MONDO ISLAMICO CONTRO L’OCCIDENTE

«La brutalità di Israele è incoraggiata dai Paesi occidentali e, lo dico con tristezza, da alcuni Paesi arabi», ha detto Erdogan. «Quando protestiamo contro l’oppressione a Gerusalemme e in Palestina, la maggior parte delle volte ci sentiamo soli», ha aggiunto il leader di Ankara. «L’imperialismo prosegue il suo cammino con un’ideologia che consiste nel dividere, smembrare e assorbire i Paesi», ha proseguito il leader turco, tornando a denunciare l’uso dell’espressione «terrorismo islamico» da parte dei Paesi occidentali anche nel recente vertice Nato di Londra. «I Paesi musulmani, chiusi in se stessi per varie ragioni, disperdono inutilmente i propri mezzi e le proprie energie. Purtroppo i musulmani, che rappresentano circa un quarto della popolazione mondiale, non riescono a conseguire uno sviluppo politico, economico, sociale e culturale proporzionale alle loro forze», ha aggiunto il presidente turco, invitando il mondo islamico all’unità.

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Erdogan contro Macron: «Perché non riesci a fermare i gilet gialli?»

Il presidente turco contro l'Occidente che «incoraggia la brutalità di Israele» e divide il mondo islamico. A partire dalla Francia che accusa Ankara di proteggere il terrorismo.

È un Erdogan a muso duro contro l’Occidente quello che il 9 dicembre si è scagliato contro il presidente francese Emmanuel Macron. «A Parigi sono comparsi i gilet gialli. Avanti, trova una soluzione, falli smettere, vediamo. Perché non riesci a fermarli?», ha detto il presidente turco in un nuovo attacco diretto al suo omologo francese, parlando a un vertice dell’Organizzazione della cooperazione islamica a Istanbul.

L’INVITO ALL’UNITÀ DEL MONDO ISLAMICO CONTRO L’OCCIDENTE

«La brutalità di Israele è incoraggiata dai Paesi occidentali e, lo dico con tristezza, da alcuni Paesi arabi», ha detto Erdogan. «Quando protestiamo contro l’oppressione a Gerusalemme e in Palestina, la maggior parte delle volte ci sentiamo soli», ha aggiunto il leader di Ankara. «L’imperialismo prosegue il suo cammino con un’ideologia che consiste nel dividere, smembrare e assorbire i Paesi», ha proseguito il leader turco, tornando a denunciare l’uso dell’espressione «terrorismo islamico» da parte dei Paesi occidentali anche nel recente vertice Nato di Londra. «I Paesi musulmani, chiusi in se stessi per varie ragioni, disperdono inutilmente i propri mezzi e le proprie energie. Purtroppo i musulmani, che rappresentano circa un quarto della popolazione mondiale, non riescono a conseguire uno sviluppo politico, economico, sociale e culturale proporzionale alle loro forze», ha aggiunto il presidente turco, invitando il mondo islamico all’unità.

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Volano stracci tra Erdogan e Macron alla vigilia del summit Nato

Il presidente della Turchia ha definito l'omologo francese in «stato di morte cerebrale», riciclando l'espressione usata dal capo dell'Eliseo per descrivere l'Alleanza Atlantica. Parigi convoca l'ambasciatore turco.

«Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che la Nato è in stato di morte cerebrale. Macron, ascolta cosa ti dico dalla Turchia, lo dirò anche alla Nato: prima di tutto fai controllare la tua morte cerebrale», ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan dopo le critiche di Macron all’offensiva di Ankara contro le milizie curde in Siria. «Queste dichiarazioni sono adatte solo a persone come te che sono in stato di morte cerebrale. Non rispetti i tuoi obblighi nella Nato, non paghi neppure quello che dovresti pagare alla Nato, ma quando c’è da mettersi in mostra ti metti in mostra», ha aggiunto Erdogan.

«LA FRANCIA NON HA DIRITTO DI STARE IN SIRIA»

«Escludere o non escludere la Turchia dalla Nato… hai l’autorità per prendere una decisione del genere? Tu non ha alcun diritto legittimità a stare laggiù (in Siria). Non ti ha invitato neppure il regime, mentre la sicurezza della Turchia è la sicurezza dell’Europa», ha concluso Erdogan.

L’AMBASCIATORE TURCO CONVOCATO A QUAI D’ORSAY

Per tutta risposta, l’ambasciatore della Turchia in Francia è stato convocato al ministero degli Esteri di Parigi. Per l’Eliseo, «non si tratta di dichiarazioni, sono insulti. L’ambasciatore verrà convocato al ministero per spiegarsi». Il nuovo duello tra Ankara e Parigi rischia di alimentare le tensioni a pochi giorni dal summit Nato della settimana prossima a Londra.

ATTACCHI ANCHE DAL MINISTERO DEGLI ESTERI

Il duro attacco del presidente turco giunge dopo che il suo ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu aveva definito il capo dello Stato francese uno «sponsor del terrorismo», facendo riferimento all’appoggio di Parigi alle milizie curde Ypg, che Ankara considera appunto «terroriste». Cavusoglu aveva anche detto che Macron vorrebbe diventare il capo dell’Europa, ma è in realtà «debole».

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La Turchia contro Macron: «Sponsor del terrorismo»

Nel giorno in cui il presidente francese incontra il segretario Nato per chiede più coinvolgimento nel Sahel, l'"alleato" Ankara lo attacca frontalmente.

Nel giorno in cui il presidente francese Emmanuel Macron incontra il segretario Nato Jens Stoltenberg per lamentare che la Francia è lasciata sola nel Sahel a difendere l’Europa, il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu definisce il presidente della République «sponsor del terrorismo».

«VUOLE FARE IL CAPO DELL’EUROPA MA È DEBOLE»

L’accusa turca è legata alla critica francese all‘offensiva militare turca in Siria contro i curdi dell’Ypg che la Turchia considera appunto terroristi. Secondo la Bbc, Cavusoglu ha detto ai reporter che Macron vorrebbe diventare il capo dell’Europa ma è «debole».

«L’ALLEANZA HA BISOGNO DI UNA SVEGLIA»

Intanto il leader di Parigi non ha smentito le sue parole sulla Nato in stato di «morte cerebrale», anzi le ha rivendicate, a fianco del segretario generale dell’Alleanza, sottolineando che l’Alleanza aveva «bisogno di una sveglia». Dopo la strage di 13 militari francesi in Mali lunedì scorso – nello scontro fra due elicotteri durante un’operazione antiterrorismo – il presidente francese chiede ora un «maggiore coinvolgimento» nel Sahel dove la Francia, ha sottolineato, ha 4.500 uomini dispiegati e «opera per conto di tutti».

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Sulla Nato ha ragione Macron, Merkel difende solo gli interessi tedeschi

Sull'ormai logora alleanza atlantica il presidente francese è realista: non esistono più rapporti condivisi e strategici tra Usa e Europa. La cancelliera tedesca si dimostra invece una miope opportunista che guarda esclusivamente agli interessi della Germania.

Volano gli stracci tra Emmanuel Macron e Angela Merkel e non è un problema personale.

Giorni fa, durante un banchetto in occasione della caduta del Muro la Kanzlerin ha detto al presidente francese, avendo cura di essere ben sentita dai commensali: «Capisco che tu desideri una politica di rottura. Ma io sono stanca di raccogliere i pezzi, sempre e sempre, ad essere io che devo incollare insieme le tazze che tu rompi in modo che possiamo sederci a bere insieme una  tazza di tè».

Parole dure, durissime che rimandano ad una frattura radicale tra Francia e Germania in apparenza sulla Nato, ma in realtà sulla strategia complessiva di politica estera dell’Unione Europea.

ALLEANZA ALTANTICA ORMAI AL LIMITE DELLA ROTTURA

In estrema sintesi, Macron ha semplicemente preso atto che ormai gli Stati Uniti puntano a consolidare una rotta di collisione con l’Europa, considerata un «concorrente sleale e fastidioso» e non più, sempre e comunque, un alleato strategico. Un cambiamento di rotta già iniziato con Barack Obama e ora consolidato da Donald Trump.

Su tutti i fronti ormai gli Usa considerano l’area dell’euro un concorrente fastidioso e inaffidabile

Non è solo questione di dazi, dell’accusa all’Europa di non farsi carico delle sue spese per la difesa (addossandole impropriamente agli Usa) e di disimpegno totale di Washington dalle aree di crisi mediorientale a fronte del quale l’Europa si trova sguarnita e incapace di reagire. Su tutti i fronti ormai gli Usa considerano l’area dell’euro un concorrente fastidioso e inaffidabile e puntano chiaramente alla sua destabilizzazione acuta. Tutto questo logora sino al limite di rottura la ratio stessa della Alleanza Atlantica che ha ragione d’essere dalla sua fondazione in poi solo su una compatta e solida condivisione strategica di “compagni di strada”.

GLI USA SONO ORMAI TOTALMENTE DISIPEGNATI

Preso atto delle ritorsioni Usa per le sovvenzioni di Stato ad Airbus, del disimpegno americano in Siria, della guerra dei dazi e anche del fatto che ormai la Turchia (ex caposaldo Nato a oriente) è più alleata di Vladimir Putin che di Donald Trump (tanto che si arma con gli SS300 russi), Macron semplicemente constata l’evaporazione del senso stesso di mantenere in vita la Nato. La frase sulle «tazze rotte da Macron» della Merkel è stata infatti la risposta salace alla dichiarazione del presidente francese di non vedere per quale ragione debba partecipare al prossimo consiglio Nato a Londra di inizio dicembre facendo finta che Usa e Turchia si stiano comportando in Siria secondo l’interesse collettivo degli alleati: «Non posso sedermi lì e comportarmi come se niente fosse successo!».

MERKEL USA LA NATO SOLO PER GLI INTERESSI TEDESCHI

Ma il vero fossato profondo tra Francia e Germania – al di là delle boutades e delle contingenze – si è via via scavato a causa della visione miope della Merkel che non sa e non ha mai saputo vedere le grandi strategie internazionali, men che meno le crisi del Mediterraneo, del Medio Oriente e dell’Africa, e che considera la Nato solo e unicamente la garanzia di mantenere ben protetto il suo mercato e i suoi rapporti con un Est Europa che vede nella Nato un baluardo indispensabile nei confronti della espansione dell’area di influenza della Russia. Sulla scena internazionale la Germania della Kanzlerin continua dunque a essere sempre più un gigante economico e un nano politico.

Da sinistra, Emmanuel Macron e Angela Merkel (foto LaPresse).

Non si ricorda una, che sia una, «visione strategica» originale di Merkel sulla scena delle grandi crisi internazionali, men che meno a fronte del tema epocale delle immigrazioni sul quale ha agito solo e unicamente quando ha toccato la Germania, obbligando la Ue a versare 5 miliardi di euro a Erdogan solo e unicamente per proteggere il suo Paese. Macron, insomma, vede giustamente il logoramento ormai irreparabile delle ragioni di fondo stesse della Alleanza Atlantica, dei rapporti condivisi e strategici tra Usa e Europa, la Merkel invece, come sempre, si limita a tenere lo sguardo basso, guarda agli interessi di corto respiro dei commerci e dei bilanci dell’immport-export della Germania. Un dissidio difficilmente sanabile.

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