Perché i gattini di Salvini non neutralizzeranno le Sardine

Per arginare il movimento, il leader leghista sguinzaglia i «bambini felini». Cercando di spostare il confronto dalle piazze piene ai social «dove può tornare protagonista», spiega Sara Bencivenga, docente di Comunicazione politica. Più che una vera controffensiva un «gioco per i suoi fan». L'analisi.

In principio furono le Sardine, poi (ri)spuntarono i gattini. Così, sui social, il leader della Lega Matteo Salvini tenta di tener testa e ribaltare il successo di piazza del neonato movimento, e non solo in vista delle prossime Regionali in Emilia-Romagna.

I gattini leghisti in funzione anti-sardina sono spuntati durante la trasmissione Fuori dal coro, padrone di casa Mario Giordano su Rete4. «Alle Sardine preferisco i gattini», ha detto Salvini, «che se le mangiano, quando hanno fame». Poi sul suo profilo Facebook è apparsa la foto di un feroce micetto intento ad azzannare il pesce azzurro. Accompagnato dal messaggio: «Cosa c’è di più dolce e bello dei gattini? Ai vostri bambini felini piacciono sardine e pesciolini? Mettete la foto nei commenti! Miao!». A seguire emoticon, logo e hashtag #gattiniconSalvini. Stessa operazione su Twitter.

Cosa c'è di più dolce e bello dei gattini? 😉P.s. Ai vostri bambini felini piacciono sardine e pesciolini? Mettete la foto nei commenti! Miao! 😸#gattiniconSalvini

Posted by Matteo Salvini on Tuesday, November 19, 2019

FOTI: «I GATTINI NON SARANNO MAI CON SALVINI, LUI È UN GATTOPARDO»

Eppure l’idea non è così originale. Come hanno fatto subito notare gli ideatori di ‘Gattini per Civati‘. Correva l’anno 2013 e i cuccioli apparivano con occhi languidi sulla spalla di Pippo allora in corsa per le primarie Pd incitandolo con miagolii e fusa. «È un atto di accattonaggio», dice a Lettera43.it il creatore della fortunata pagina Franz Foti. «Ma i gattini non saranno mai con lui. Che è più un Gattopardo». E così nella pagina dei gattini civatiani campeggia l’appello a superare le naturali opposizioni tra gattini e sardine.

Noi con Salvini?! Al massimo andiamo a graffiargli tutti i divani! #gattiniANTIsalvini: la controffensiva è appena iniziata!

Posted by Gattini per Civati on Wednesday, November 20, 2019

Nell’immagine di copertina lo sguardo minaccioso di un gatto, quasi da pantera: «Salvini nemmeno immagina in che guaio si è cacciato». «Noi da Salvini andiamo per graffiargli tutti i divani». E nuovo hashtag #gattiniANTIsalvini. L’allergia dei gattini per Salvini non è nuova. Nel maggio 2015, per esempio, venne lanciato il flashmob virtuale Gattini su Salvini: l’obiettivo era intasare la pagina Fb del leader della Lega di micetti contro l’odio. Per non parlare di Salvini Blocker, una estensione con cui è possibile sovrapporre a tutte le foto del segretario in Rete immagini di cuccioli.

LEGGI ANCHE: Sardine nuotate a Sud e liberate la sinistra

BENCIVENGA: «QUELLO DI SALVINI È UN GIOCO POLITICAMENTE IRRILEVANTE»

I gattini «sono un simbolo ormai sdoganato», spiega Sara Bencivenga, docente di Comunicazione politica all’università La Sapienza di Roma. «Ormai da 20 anni si usano per rendere leggero e ironico un messaggio. Basti pensare ai primi video di Youtube in cui i gatti cantavano in varie lingue del mondo». Sull’operazione di Salvini Bencivenga non ha dubbi: «Politicamente è un atto irrilevante, è più un gioco per i suoi», mette in chiaro. «Perché, fin quando le piazze vere continueranno a riempirsi non ci saranno effetti». A meno che non ci siano nuovi sviluppi: «Le stesse sardine potrebbero dare il via a una controffensiva, per fare un esempio il pescecane che mangia i gattini che mangiano…e così via».

IL LEADER DELLA LEGA VUOLE SPOSTARE LA BATTAGLIA SUL WEB

Il tentativo del leader della Lega e del suo staff a livello comunicativo è chiaro: «Tentare di trasformare a suo favore una mobilitazione che è partita dal basso, ha utilizzato sì i social ma come mezzo per raggiungere uno scopo, non come destinazione finale», aggiunge Bencivenga. «Salvini cerca così di creare una distinzione tra luogo reale dove è stato espresso un dissenso pacifico, e i numeri per le due tappe già consumate sono a favore delle Sardine, e quello virtuale, sul web, dove può vincere». È lì, che in modo divertente, vorrebbe ridiventare protagonista. E vincente: «Perché il gattino mangia le sardine, appunto. Chiude il cerchio e fa simpatia».

LEGGI ANCHE: Mattia Santori sulle sfide e il futuro delle Sardine di Bologna

Un furto sui generis «perché lo stile ben si inserisce nella sua produzione, ma sui social è più un prestito, un’inclusione, un innesto. Tra l’altro minimo nella sua enorme produzione che è un flusso continuo». I fan risponderanno con una valanga di immagini di mici – «i bambini felini», li chiama Salvini – e poi il tormentone finirà. «L’espressione “bambini felini”», aggiunge Bencivenga, «è un richiamo strumentale all’infanzia e ai bambini nei discorsi politici. Anche questo è un suo elemento ricorrente». Insomma, niente di nuovo sul fronte online. Resta da monitorare quello delle piazze (reali), dove si stiperanno ancora – stando ai calendari degli organizzatori disponibili in Rete – le Sardine. Sagome di cartone e battage social dietro cui però ci sono persone in carne e ossa. 

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Perché i gattini di Salvini non neutralizzeranno le Sardine

Per arginare il movimento, il leader leghista sguinzaglia i «bambini felini». Cercando di spostare il confronto dalle piazze piene ai social «dove può tornare protagonista», spiega Sara Bencivenga, docente di Comunicazione politica. Più che una vera controffensiva un «gioco per i suoi fan». L'analisi.

In principio furono le Sardine, poi (ri)spuntarono i gattini. Così, sui social, il leader della Lega Matteo Salvini tenta di tener testa e ribaltare il successo di piazza del neonato movimento, e non solo in vista delle prossime Regionali in Emilia-Romagna.

I gattini leghisti in funzione anti-sardina sono spuntati durante la trasmissione Fuori dal coro, padrone di casa Mario Giordano su Rete4. «Alle Sardine preferisco i gattini», ha detto Salvini, «che se le mangiano, quando hanno fame». Poi sul suo profilo Facebook è apparsa la foto di un feroce micetto intento ad azzannare il pesce azzurro. Accompagnato dal messaggio: «Cosa c’è di più dolce e bello dei gattini? Ai vostri bambini felini piacciono sardine e pesciolini? Mettete la foto nei commenti! Miao!». A seguire emoticon, logo e hashtag #gattiniconSalvini. Stessa operazione su Twitter.

Cosa c'è di più dolce e bello dei gattini? 😉P.s. Ai vostri bambini felini piacciono sardine e pesciolini? Mettete la foto nei commenti! Miao! 😸#gattiniconSalvini

Posted by Matteo Salvini on Tuesday, November 19, 2019

FOTI: «I GATTINI NON SARANNO MAI CON SALVINI, LUI È UN GATTOPARDO»

Eppure l’idea non è così originale. Come hanno fatto subito notare gli ideatori di ‘Gattini per Civati‘. Correva l’anno 2013 e i cuccioli apparivano con occhi languidi sulla spalla di Pippo allora in corsa per le primarie Pd incitandolo con miagolii e fusa. «È un atto di accattonaggio», dice a Lettera43.it il creatore della fortunata pagina Franz Foti. «Ma i gattini non saranno mai con lui. Che è più un Gattopardo». E così nella pagina dei gattini civatiani campeggia l’appello a superare le naturali opposizioni tra gattini e sardine.

Noi con Salvini?! Al massimo andiamo a graffiargli tutti i divani! #gattiniANTIsalvini: la controffensiva è appena iniziata!

Posted by Gattini per Civati on Wednesday, November 20, 2019

Nell’immagine di copertina lo sguardo minaccioso di un gatto, quasi da pantera: «Salvini nemmeno immagina in che guaio si è cacciato». «Noi da Salvini andiamo per graffiargli tutti i divani». E nuovo hashtag #gattiniANTIsalvini. L’allergia dei gattini per Salvini non è nuova. Nel maggio 2015, per esempio, venne lanciato il flashmob virtuale Gattini su Salvini: l’obiettivo era intasare la pagina Fb del leader della Lega di micetti contro l’odio. Per non parlare di Salvini Blocker, una estensione con cui è possibile sovrapporre a tutte le foto del segretario in Rete immagini di cuccioli.

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BENCIVENGA: «QUELLO DI SALVINI È UN GIOCO POLITICAMENTE IRRILEVANTE»

I gattini «sono un simbolo ormai sdoganato», spiega Sara Bencivenga, docente di Comunicazione politica all’università La Sapienza di Roma. «Ormai da 20 anni si usano per rendere leggero e ironico un messaggio. Basti pensare ai primi video di Youtube in cui i gatti cantavano in varie lingue del mondo». Sull’operazione di Salvini Bencivenga non ha dubbi: «Politicamente è un atto irrilevante, è più un gioco per i suoi», mette in chiaro. «Perché, fin quando le piazze vere continueranno a riempirsi non ci saranno effetti». A meno che non ci siano nuovi sviluppi: «Le stesse sardine potrebbero dare il via a una controffensiva, per fare un esempio il pescecane che mangia i gattini che mangiano…e così via».

IL LEADER DELLA LEGA VUOLE SPOSTARE LA BATTAGLIA SUL WEB

Il tentativo del leader della Lega e del suo staff a livello comunicativo è chiaro: «Tentare di trasformare a suo favore una mobilitazione che è partita dal basso, ha utilizzato sì i social ma come mezzo per raggiungere uno scopo, non come destinazione finale», aggiunge Bencivenga. «Salvini cerca così di creare una distinzione tra luogo reale dove è stato espresso un dissenso pacifico, e i numeri per le due tappe già consumate sono a favore delle Sardine, e quello virtuale, sul web, dove può vincere». È lì, che in modo divertente, vorrebbe ridiventare protagonista. E vincente: «Perché il gattino mangia le sardine, appunto. Chiude il cerchio e fa simpatia».

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Un furto sui generis «perché lo stile ben si inserisce nella sua produzione, ma sui social è più un prestito, un’inclusione, un innesto. Tra l’altro minimo nella sua enorme produzione che è un flusso continuo». I fan risponderanno con una valanga di immagini di mici – «i bambini felini», li chiama Salvini – e poi il tormentone finirà. «L’espressione “bambini felini”», aggiunge Bencivenga, «è un richiamo strumentale all’infanzia e ai bambini nei discorsi politici. Anche questo è un suo elemento ricorrente». Insomma, niente di nuovo sul fronte online. Resta da monitorare quello delle piazze (reali), dove si stiperanno ancora – stando ai calendari degli organizzatori disponibili in Rete – le Sardine. Sagome di cartone e battage social dietro cui però ci sono persone in carne e ossa. 

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Sardine nuotate a Sud e liberate la sinistra

Il nuovo movimento nato per contrastare Salvini si sporchi le mani. E scenda anche nel Mezzogiorno per rimediare allo scempio che Pd e soci stanno facendo in Puglia e Calabria.

Il dilagare delle Sardine è una buona cosa non solo perché indica una vitalità crescente contro la politica di Matteo Salvini, ma perché dice che la società reagisce agli stimoli, brutti o buoni (in questo caso brutti), della politica.

Non è una novità nella storia recente del Paese veder scendere in piazza auto-organizzati movimenti di protesta. Si può partire dai girotondi, si può indicare un punto di svolta nelle donne di «Se non ora quando». Ancora le donne presero l’iniziativa a Torino e Roma così male amministrate e oggi abbiamo in Emilia-Romagna questo nuovo fervore ribelle che si starebbe estendendo in tutta Italia.

LE PARABOLE DEI MOVIMENTI A-PARTITICI

Il dato saliente è che si tratta di movimenti a-partitici anche se prevalentemente di sinistra. Tranne i girotondi che ebbero riferimenti in area Ds e nel sindacato, tutti gli altri si sono tenuti alla larga dalle formazioni politiche. Questo ha segnato la loro “purezza”, ma anche la loro temporaneità. Il tema che propone lo svilupparsi e il morire di movimenti di questo tipo è che non trovano mai un interlocutore politico che, rispettandone l’autonomia, sappia dialogare con loro e li aiuti a strutturarsi come componenti della società civile.

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Le Sardine si muovono di fronte alla pretesa di Salvini di «liberare l’Emilia-Romagna». È una stupidaggine troppo grande. Tutto si può capire, anche la eventuale voglia di cambiare da parte dei cittadini (fu così con Giorgio Guazzaloca che, a differenza di Lucia Borgonzoni, era un signore sveglio e preparato), ma la ridicolaggine di rappresentare Bologna e le altre città emiliano-romagnole come sentina di vizi poteva venire in mente solo ai leghisti a giornalisti ex clintoniani che in tivù sparlano di città governate dalla sinistra.

IL DISASTRO DELLA SINISTRA IN CALABRIA E PUGLIA

Le Sardine, però, estendendosi dovranno sporcarsi le mani con le crisi della sinistra. Possono essere indifferenti alla scempio di sé che sta facendo la sinistra in Calabria? Si può accettare che in Puglia si combattano il solito Michele Emiliano, una ex deputata europea ed ex assessora regionale e un consigliere regionale attuale? Siamo ormai al numero chiuso, siamo di fronte al fatto che non deve crescere un pianta. Ecco in queste regioni meridionali le Sardine devono avere un impatto forte nel dibattito nella sinistra. Devono pretendere il cambiamento. E il partito che Nicola Zingaretti vuole rifondare deve chiedere aiuto a queste forze nuove per congedare chi non si rassegna a occupare posti e ne cerca sempre altri. E basta, no?

SERVE PULIZIA E UN AIUTO A QUESTA RIVOLUZIONE

Le Sardine se sapranno nuotare senza paura dei gatti di Salvini devono anche evitare la pesca a strascico dei vecchi marpioni di sinistra. Il tema della democrazia italiana non sta solo nella minaccia che un uomo inadatto arrivi al potere, ma anche nel fatto che chi dovrebbe contrastarlo è altrettanto inadatto, anche se per ragioni  diverse. Mi piacerebbe se qualche vecchio dirigente, un po’ alla Bernie Sanders, decidesse di incoraggiare ragazze e ragazzi a fare un po’ di pulizia nella grande e ormai sbrindellata casa della sinistra. Io insito a pensare, e a scrivere, che la destra salviniana non durerà a lungo: in primo luogo perché sarà insidiata dalla destra tradizionalista di Giorgia Meloni; in seconda battuta perché a furia di madamine e di Sardine alla fine ci sarà un vero grande movimento che spazzerà via tutto. Spero che la sinistra aiuti questa “rivoluzione”.

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