La Germania espelle due diplomatici russi per l’omicidio di un ribelle ceceno

La procura federale di Berlino ha prove sufficienti per affermare che è stato ucciso «o per conto delle autorità statali russe o per conto della Repubblica cecena autonoma, parte della Federazione russa», Il Cremlino lo consdera «un atto ostile».

La Germania ha annunciato l’espulsione di due diplomatici russi dopo che i pubblici ministeri che si occupano dell’inchiesta hanno dichiarato che dietro l’uccisione di un ex comandante ribelle ceceno in un parco di Berlino potrebbe esserci il governo di Mosca. Zelimkhan Khangoshvili era stato stato ucciso il 23 agosto scorso, presumibilmente da un russo, arrestato poco dopo. Il ministero degli Esteri di Berlino ha reso noto che i due diplomatici sono stati dichiarati «persone indesiderate con effetto immediato».

«UN ATTO OSTILE»

Dura la risposta del ministero degli Esteri russo, In una nota ripresa dalla Tas la diplomazia guidata da Sergej Lavrov sostiene: «Mosca considera le dichiarazioni della Germania e l’espulsione dei diplomatici russi come infondate e un atto ostile» e «risponderà in modo simmetrico».

«PROVE SUFFICIENTI: UCCISO PER CONTO DI RUSSIA O CECENIA»

Secondo la ricostruzione di Der Spiegel la decisione del ministero degli Esteri di espellere due funzionari russi dei servizi segreti è stata presa in seguito alle informazioni assunte dalla procura federale di Karlsruhe, e pubblicate sul suo sito internet. Questa mattina è stato convocato l’ambasciatore russo a Berlino Sergej J. Netschajew a cui è stata comunicata verbalmente la richiesta di espulsione. La ragione sarebbe la mancata collaborazione della Federazione russa nell’indagine sull’omicidio del cittadino georgiano, ex militare in Cecenia, a Berlino in pieno giorno il 23 agosto scorso. La procura federale ha confermato di avere prove sufficienti per ritenere che l’uccisione sia stata compiuta «o per conto delle autorità statali russe o per conto della Repubblica cecena autonoma, parte della Federazione russa», è scritto nel comunicato ufficiale della procura federale, che si occupa di sicurezza interna e internazionale.

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

Visco (Bankitalia) a Berlino: «Sui bond serve offrire alle banche un’alternativa»

Visco contro il tetto ai titoli di Stato in pancia alle banche dice al quotidiano tedesco Handelsblatt:. «Quello di cui c'è bisogno è un titolo sicuro, emesso da un'organizzazione unica, che acquisisca automaticamente le entrate fiscali dagli Stati dell'euro»,

Il governatore Ignazio Visco in un’intervista all’Handelsblatt, quotidiano economico conservatore tedesco, di fatto la voce di quella classe dirigente che si è quasi sempre opposta alla linea di Mario Draghi all’interno della Bce e a quella italiana, in Europa, ha toccato tutti i temi caldi: il governo dell’Eurotower e anche la proposta tedesca di ponderare i titoli di Stato, definita dall’ex ministro Pier Carlo Padoan, il vero problema, altro che Mes.

IL RISCHIO DI DEFLAZIONE GIUSTIFICA LE SCELTE BCE

Sulle politiche espansive della Bce e in particolare sulla loro recente estensione, con le decisioni prese a settembre dalla Bce, ha detto: «C’è un dissenso sul fatto se queste mosse fossero necessarie. Io penso che lo fossero. E così anche il consiglio della Bce. Il ciclo economico non è favorevole. Il rischio di una deflazione, e dunque di prezzi in calo, sussiste». Ma ha anche aggiunto che «i tassi negativi, nel lungo periodo, possono provocare danni collaterali».

IL GOVERNATORE CHIEDE UN TITOLO SICURO SULL’EUROZONA

Poi ha discusso anche dei titoli di Stato. «In Italia le banche hanno funzionato da fattore stabilizzante durante le tensioni sui mercati finanziari. Io temo che questo vada perso se si dotano i bond di un fattore di ponderazione del rischio, senza che le banche abbiano un’alternativa», ha spiegato il governatore della Banca d’Italia. Anche la proposta di mettere un tetto all‘acquisto dei titoli di uno stato, aggiunge,«limiterebbe la funzione di stabilizzatore del sistema finanziario». Si potrebbe valutare se ci fosse un’alternativa. In Italia le banche hanno funzionato da fattore stabilizzante durante le tensioni sui mercati finanziari. Io temo che questo vada perso se si dotano i bond di un fattore di ponderazione del rischio, senza che le banche abbiano un’alternativa». «Quello di cui c’è bisogno è un titolo sicuro, emesso da un’organizzazione unica, che acquisisca automaticamente le entrate fiscali dagli Stati dell’euro», aggiunge Visco. «Questo potrebbe essere la base della costruzione di una capacità fiscale comune nell’eurozona», conclude.

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

Lagarde conferma la linea Draghi: «La politica Bce resta espansiva»

La linea Draghi per ora non si tocca, anche perché le decisioni prese nelle ultime fasi della presidenza italiana all’Eurotower..

La linea Draghi per ora non si tocca, anche perché le decisioni prese nelle ultime fasi della presidenza italiana all’Eurotower hanno blindato le politiche dei prossimi mesi. «La Bce rimane risoluta nel perseguire il proprio mandato» e la posizione di politica monetaria accomodante, un pilastro della domanda interna durante la ripresa, «rimane al suo posto», ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, durante un’audizione all’Europarlamento. a crescita dell’Eurozona rimane debole, con il Pil in crescita solo dello 0,2% su base trimestrale nel terzo trimestre 2019. Questa debolezza è stata dovuta principalmente a fattori globali», ha detto Lagarde, durante un’audizione all’Europarlamento. «Le prospettive dell’economia mondiale rimangono fiacche e incerte. Questo riduce la domanda di beni prodotti nell’Eurozona e influisce anche sul clima delle imprese e gli investimenti».

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

Il clan Fasciani è la mafia di Ostia: la sentenza definitiva della Cassazione

Per la prima volta riconosciuta l'organizzazione criminale autoctonia della capitale. Raggi: «Sentenza storica».

Per la prima volta viene riconosciuta al massimo grado della giustizia italiana la presenza della mafia a Roma. La seconda sezione penale della Cassazione ha confermato che il clan Fasciani è la mafia di Ostia, rendendo definitive le 10 condanne a vario titolo per associazione mafiosa e altri reati aggravati dall’uso del metodo mafioso e confermando in grand parte quanto stabilito dalla sentenza della Corte d’appello di Roma del 4 febbraio scorso.

27 ANNI DI RECLUSIONE CONFERMATI A CARMINE FASCIANI

Oltre 27 anni di reclusione al ‘patriarca’ Carmine Fasciani, 12 anni e 5 mesi alla moglie Silvia Franca Bartoli, 11 anni e 4 mesi alla figlia Sabrina e 6 anni e dieci mesi alla figlia Azzurra. Il collegio della seconda sezione penale della Cassazione, presieduta da Giovanni Diotallevi, ha condannato anche Alessandro Fasciani, nipote di Carmine, a 10 anni e cinque mesi (con uno sconto di pena di un mese), Terenzio Fasciani (8 anni e mezzo), Riccardo Sibio (25 anni e mezzo), Luciano Bitti (13 anni e tre mesi), a John Gilberto Colabella 13 anni, Danilo Anselmi 7 anni. Ci sarà un nuovo processo per la determinazione della pena a Mirko Mazzoni ed Eugenio Ferramo.

RAGGI: «SENTENZA STORICA»

La sindaca di Roma ha commentato: «È una sentenze storica, per la prima volta viene affermato in modo chiaro che a Roma c’è stata, che c’è, la mafia. È importante perché per iniziare la cura bisogna riconoscere la malattia. Ostia può voltare pagina e alzare la testa». L’avvocato Giulio Vasaturo, di Libera che è parte civile nel processo: «È la prima volta che la Cassazione riconosce la mafia a Roma, non era mai accaduto, nemmeno ai tempi della banda della Magliana». «Segna un nuovo corso della giurisprudenza. Vengono riconosciute le mafie autoctone al centro e al nord. È una sentenza che farà scuola», ha aggiunto il legale..

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

Von der Leyen: «No allo scorporo degli investimenti verdi dal deficit»

La tedesca non apre alla flessibilità di bilancio sugli investimenti verdi perché vi sarebbe «da parte degli Stati la tentazione di fare del green washing», un ambientalismo di facciata.

In un’intervista al Sole 24 Ore e altri quotidiani stranieri Ursula Von der Leyen ha messo fine alle speranze di chi voleva la riconversione verde non calcolata dalle spese in deficit. «No allo scorporo degli investimenti green dal calcolo del deficit», ha affermato la neo presidente della Commissione. La tedesca non apre alla flessibilità di bilancio sugli investimenti verdi perché vi sarebbe «da parte degli Stati la tentazione di fare del green washing», un ambientalismo di facciata. E aggiunge che già «c’è sufficiente margine di manovra nel Patto a favore degli investimenti».

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

La Borsa italiana e i valori dello spread del 29 novembre

Attesa per l'ultima seduta di settimana dopo che Piazza Affari ha indossato la maglia nera in Europa il 28 novembre. Differenziale Btp Bund a quota 159. La giornata dei mercati in diretta.

Attesa per la seduta di Borsa italiana dopo che il 28 novembre Piazza Affari ha indossato la maglia nera (-0,61%) in una giornata negativa per tutte le Borse europee, disturbate dall’inasprimento delle relazioni tra Usa e Cina dopo la firma da parte del presidente Donald Trump della legge che sostiene le proteste a Hong Kong.

Fanalino di coda del listino milanese è stata Atlantia (-2,4%) con il M5S che chiede a gran voce la revoca della concessione. Male le banche dopo la pubblicazione di uno studio di Oliver Wyman che prevede problemi di redditività del comparto: Bper ha perso l’1,3%, Unicredit e Ubi l’1%, Banco Bpm lo 0,9%. I timori sui dazi pesano sull’automotive con Cnh (-1,8%), Ferrari (-1,1%) e Fca (-0,9%), giù Azimut nel risparmio gestito (-1,8%) e Poste (-1,4%), prese di beneficio su Tim (-0,9%). In controtendenza, invece, Moncler (+2,4%), Amplifon (+0,9%) e Saipem (+0,7%). Volano Astaldi (+13%) e Cairo (+7,7%), tra volumi consistenti.

LO SPREAD RIPARTE DA QUOTA 159 PUNTI BASE

Lo spread il 28 novembre è salito a 159 punti base dopo un’asta di Btp segnata da rendimenti in crescita e domanda in calo .

I MERCATI IN DIRETTA

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it

Tra Salvini e Conte è duello a suon di minacce giudiziarie sul Mes

Il leader della Lega dice che vuolei presentare un esposto sul fondo Salva Stati contro il premier. Che replica: «Vada in procura, lo querelerò». E promette battaglia per l'audizione in parlamento: «Spazzerò via mezze ricostruzioni, menzogne, mistificazioni».

Nuovo duello, vecchi contendenti. Ma questa volta il tema è il Mes e le armi rischiano di essere giudiziarie. Il premier Giuseppe Conte promette battaglia, anzi una sostanziala resa dei conti sul fondo Salva Stati. Di fronte alle minacce di un epsosto da parte del leader della Lega Matteo Salvini, il presidente del Consiglio ha dichiarato: «Il primo momento utile è lunedì, come sempre sarò in Parlamento, in modo trasparente, a riferire tutte le circostanze. Chi oggi si sbraccia a minacciare, io dico: Salvini vada in procura a fare l’esposto, e io querelerò per calunnia». Parlando al Parlamento lunedì «spazzerò via mezze ricostruzioni, menzogne, mistificazioni», ha detto Conte incontrando i cronisti dopo il suo intervento all’università del Ghana, interpellato sulla vicenda del fondo Salva-stati. «Vorrei chiarire agli italiani che io non ho l’immunità, lui sì, e ne ha già approfittato per il caso Diciotti. Veda questa volta, perché io lo querelerò per calunnia di non approfittarne più», ha concluso.

Il leader della Lega Matteo Salvini durante la conferenza stampa alla Camera, Roma, 20 novembre 2019. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it